Generale e scrittore russo. Ufficiale dei cosacchi del Don, raggiunse il grado
di generale durante la prima guerra mondiale. Immediatamente dopo la rivoluzione
sovietica dell'Ottobre 1917 preparò insieme con l'ex primo ministro
Kerenskij un attacco di cosacchi alla capitale, partendo dalla base di
Gatčina. A pochi chilometri da Pietroburgo le sue forze si dispersero ed
egli venne catturato. Rilasciato sulla parola, non rispettò i patti e
iniziò a organizzare una nuova ribellione. Con l'appoggio dei tedeschi,
partecipò alla guerra dei "bianchi" contro i bolscevichi e nel 1918 si
proclamò atamano dei Cosacchi del Don. Nel 1919 consegnò il suo
esercito al generale Denikin e si ritirò a Parigi, dove si dedicò
all'attività letteraria come scrittore di romanzi storici.
Conquistò un'enorme popolarità con la pubblicazione del romanzo
Dell'aquila imperiale alla bandiera rossa (1922; trad. it. 1928).
Paragonato al
Placido Don di Šolochov e persino a
Guerra e
Pace di Tolstoj, il romanzo presenta un valore letterario assai dubbio, al
di là del suo significato documentario, e si distingue soprattutto per la
sua tendenziosità. Artisticamente inferiori a questa sua prima opera
furono i suoi romanzi storici successivi, tutti dettati dalla passione
antibolscevica:
Comprendere e perdonare (1929; trad. it. 1956);
L'odio (1934; trad. it. 1939). Durante la seconda guerra mondiale si mise
al servizio dei Tedeschi e partecipò alla campagna di Russia al comando
di contingenti russi antisovietici. Catturato, venne condannato a morte e
giustiziato per impiccagione (Pietroburgo 1869 - Mosca 1947).